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Yari Selvetella e i segreti dell'amore lieve

L'autore romano dedica alle relazioni e al loro ingranaggio il romanzo Le Regole degli Amanti: sfuggire al logorio del tempo è possibile, ma bisogna essere fedeli a se stessi 

L'autore romano dedica alle relazioni e al loro ingranaggio il romanzo Le Regole degli Amanti: sfuggire al logorio del tempo è possibile, ma bisogna essere fedeli a se stessi 

Amante, participio presente del verbo amare. Più che una persona, questa parola mi ha sempre suggerito un atto imperativo e inarrestabile, che sfugge allo spazio e al tempo. A questi umani lo scrittore Yari Selvetella dedica il suo ultimo libro, Le Regole degli Amanti (Bompiani).

Iole e Sandro si incontrano nel 1989 («Non proprio un anno come tutti gli altri», spiega l'autore). Sposati entrambi, vengono travolti da una passione fisica ed emotiva che si protrae per trent'anni, grazie anche al Manifesto dell'amore lieve che i due scrivono per far sì che il loro legame possa sfuggire al logorio del tempo, all'assuefazione. Si impegnano a fare della loro coppia segreta il luogo di una continua ricerca e non un punto di arrivo.

Nato dalla passione di Selvetella per la cronaca, che alla morte delle persone può svelare decenni di vite segrete, «questo libro non vuole essere rassicurante. Pone delle domande e invita a non dare nulla per scontato. La narrativa contemporanea tende troppo a blandire e rassicurare il lettore. Invece il romanzo è lo strumento che scava nella realtà, che ci dice qualcosa su eroi, antieroi e contraddizioni. Ci tenevo a fare personaggi più veri e vivi, sfuggenti. Voglio toccare il lettore un po' contropelo e dimostrare che c'è un po' di Iole o Sandro in tutti noi».

Yari Selvetella, cosa rappresenta per te la parola amante?
L'amante è una sorta di dichiarazione programmatica di quello che si vuole fare nella vita. In questo libro prescinde dalla valutazione morale delle circostanze in cui l'amore si verifica. Quello che capita a Iole e Sandro potrebbe accadere anche a una coppia sposata, omosessuale, di altri tempi. La domanda del libro è: che cos'è una relazione amorosa, a cosa serve nelle nostre vite e di quali compiti e ambizioni la graviamo, se è corretto e giusto chiedere all'amore così tanto. Leggendo il titolo si può pensare che sia solo un libro sull'infedeltà, ma non è così.

No?
Quello che Iole e Sandro hanno e che potrebbero trasferire a chi vive una relazione diversa dalla loro, è la straordinaria fiducia nel presente, in ciò che si verifica in quel momento e non nella routine delle relazioni. Si votano al presente. Anche se vivere sempre nell'effimero può essere insoddisfacente. Ma anche nelle relazioni solide e stabili bisogna ricordarsi che esiste il qui e ora, che non tutto è messo in cassaforte. Può essere una buona lezione anche per le coppie ufficiali, regolari.

E la parola regole? Si possono dare all'amore per farlo funzionare?
Se si ferma un passante per strada e gli si chiedi: possiamo dare le regole all'amore? Lui risponderà subito di no, che l'amore non può sottostare a delle regole. Ma la verità è che ci sono. C'è il codice civile, la religione, la normativa più o meno tacita tra le persone. Ci sono quando si decide se si può chattare con gli amici, con le amiche, con le ex. Se si può andare in vacanza da soli, se si può uscire con gli amici. Ci sono decine e decine di regole tra le coppie. Spesso ce le diamo non perché scelte, ma per riflesso di un certo perbenismo, di qualcosa che ci è stato insegnato, che non consideriamo sbagliato, ma solo sconveniente. Più regole poniamo e meno siamo liberi nell'amore. Insomma, ho voluto creare un piccolo tranello cognitivo.

Come sono le regole di Iole e Sandro?
Sono contro-intuitive, contro il buon senso ed egoistiche. Nella vita quotidiana la solidarietà è molto importante, mentre scelgono di non averla nel loro rapporto. È vero anche che uno può pure tentare di darsi delle regole, ma queste si rivelano sempre una coperta troppo corta. L’ambizione di Iole e Sandro è fare in modo che il loro sentimento non venga scalfito dal tempo. Per farlo, si affidano alle regole del Manifesto dell'amore lieve.

Cos'è secondo te l'amore lieve?
È quello che aiuta la vita anziché complicarla. È una dimensione che si scopre con l'età. All'inizio cerchiamo la furia distruttrice dell'innamoramento, quella ti toglie la fame, il sonno, che diventa un'ossessione. Poi capisci che l'amore utile nella vita è quello che costruisce qualcosa. Che non si abbatte come una palla di cemento sula bilancia della tua vita, ma che ti aiuta a tirarlo su, quel piatto. L'aspetto solidaristico che viene sottovalutato nelle coppie oggi: quel sostenersi nei propri sogni, quel credere nell'altro. Quel logorio che porta al rancore, altro tema che ho esplorato nel libro, è qualcosa che dovremmo provare ad evitare. Per questo l'amore lieve ti permette, anche di fronte a una vita complicata, di avere un momento di luce. Invece a volte si crea l'eterogenesi dei fini.

Cioè?
Ci si mette insieme per amore e si inizia a volere una casa. Per averla si fa un mutuo e così via. A volte invece sembra che la coppia stia insieme per fare il mutuo e non per stare bene. Sembra che tutti e due abbiano dei desideri, ma che l'ultimo posto dove andarne a cercare la soddisfazione è la coppia.

Le Regole degli Amanti attraversa la relazione clandestina di Iole e Sandro per trent'anni. Assiste ai cambiamenti della società, ne prende parte e vi si assoggetta. Questa relazione sembra una cartina al tornasole dei tempi che cambiano...
Le relazioni assomigliano a certi crolli, come quando c'è un terremoto e in una strada vengono giù tutte le case. Ma ce n'è una che, mentre veniva giù, ha trovato il sostegno di un albero o di una colonna e ora potrebbe stare così per secoli. Iole e Sandro sono un po' così. Rappresentano anche un pezzo di storia, un'evoluzione del pensiero che c'è stato in Italia. Si incontrano in un anno di passaggio, il 1989. Entrambi vivono quel ripiegamento dall'idea collettiva all'idea individuale. Partecipano all'idea di volere tutto, di non rassegnarsi agli inciampi e alle contraddizioni della vita. Anche l'irruzione tecnologica,una tematica poco esplorata in letteratura, ha cambiato il significato dell'attesa, prima molto importante, dell'assenza, della distanza.

Cos'è cambiato?
Negli ultimi anni si ha l'ossessione del controllo, del voyeurismo. Ci sono i tentativi di fuga digitale. Dopo anni in cui abbiamo detto che i giovani sono stati traviati da Facebook, abbiamo scoperto che il social è un covo di 50-60enni che stanno con la lingua di fuori, a sbavare. Nel romanzo racconto anche il modo maldestro con cui le persone di una certa età si avvicinano ai socail.

Perché non fuggono verso l'ufficializzazione? Cosa gli manca?
Quando si mettono insieme sono sposati e capiscono che se si mettessero insieme, dopo qualche anno si ritroverebbero nelle stesse condizioni in cui sono con i rispettivi partner. Quindi capiscono che devono inventarsi un altro sistema.

La storia di Iole e Sandro è quasi completamente priva di senso di colpa. I protagonisti non manifestano mai sentimenti di rimorso verso i propri partner o figli. Come mai?
La storia è raccontata da loro, con quello che ci vogliono far sapere. Forse il senso di colpa c'è ma non ce lo raccontano. È come con i rapinatori. Se inizi a pensare alle conseguenze, non si farebbe mai una rapina. Quando Iole e Sandro sono lì, riescono a non pensare a tutto quanto il resto.

Essendo autore unico del romanzo, hai scritto sia la parte maschile che femminile. Com'è stato vestire i pensieri di Iole?
Sono sempre stato molto curioso di quello che pensano le donne. I personaggi poi sono pupazzi, ritagli di cartapesta in cui mettere tante cose di sé. Il fatto che siano un uomo e una donna è stato un esercizio di scrittura, ma avrebbero potuto essere anche due omosessuali.

Chi segui o ammiri in questo periodo?
Sono un grande lettore di poesia. Mi piacciono molto Milo De Angelis, Umberto Fiori, Gabriele Galloni venuto a mancare recentemente, ma anche poetesse come Maria Grazia Calandrone, Antonella Anedda. Nella narrativa non ho feticci: mi piacciono anche Tiziano Scarpa, Antonio Franchini, Andrea Di Consoli. Sono un ammiratore di Elena Ferrante: il suo pregio più importante è quello di unire la narrazione popolare a un'indagine realmente letteraria della realtà, della storia e dei caratteri umani.

A cosa stai lavorando ora?
Sono tra gli autori di LineaVerde. A fine anno usciranno due racconti: uno sulla neonata rivista diretta da Nadia Terranova, Kappa, dedicato al sesso, e un'altra cosa su Nuovi Argomenti.

Essere amanti ai tempi del Covid: hai immaginato cosa avrebbero fatto Iole e Sandro in questo tempo?
Ho consegnato il romanzo poco prima del lockdown e subito dopo mi sono chiesto come avrebbero reagito all'app immuni, al tracciamento continuo delle vite personali. Non è stata una circostanza molto adatta alle relazioni clandestine, ma sono sicuro che Iole e Sandro avrebbero trovato il modo di sfruttare a loro favore questa circostanza. Loro sarebbero stati molto più preparati di altri, essendo abituati all'assenza e distanza.